Localizzazione geografica e amministrativa

L’arcipelago Eoliano è posizionato nel Basso Tirreno, tra la costa calabra e la cuspide nord-orientale della Sicilia, immediatamente a Nord dello Stretto di Messina, lungo importanti rotte di navigazione tra il Mediterraneo orientale a centrale.

Lat: 38,487430556; Long: 14,933152777. Le coordinate geografiche, EPSG 4386, si riferiscono al centro di Lipari, l’isola maggiore (vedi su Google Maps).

Definizione e tipologia

L'arcipelago Eoliano, grazie alla lunga storia delle ricerche, costituisce uno dei contesti preistorici più importanti del Mediterraneo. Nel periodo compreso tra il VI e il I millennio BCE, le isole sono state occupate pressoché ininterrottamente, come gli oltre 50 siti noti (Martinelli, Lo Cascio 2018) dimostrano. In questo arco di tempo, due periodi sono caratterizzati da un alto tasso di popolamento e da un'intensa partecipazione delle isole ad ampie reti di scambio: il tardo Neolitico (facies Diana), con il massiccio sfruttamento delle fonti di ossidiana di Lipari, e l'Età del Bronzo, specialmente durante la sua fase più precoce (Bronzo Antico, facies di Capo Graziano) quando tutte le isole (ad eccezione di Vulcano) erano abitate (unico periodo per l'Età del Bronzo) e l'Arcipelago fungeva da importante snodo lungo le rotte occidentali dell'Egeo, come suggerisce l’ingente quantità di ceramica TEI-II (XVII - XV sec. BCE) restituita da molti villaggi rinvenuti nelle varie isole.

Diversi siti ascrivibili alla facies di Capo Graziano, indagati nell’ambito delle ricerche della seconda metà del secolo scorso, sono solo parzialmente editi. In particolar modo, solo una minima parte dei materiali raccolti è stata analizzata dal punto di vista crono-tipologico e pubblicata, mentre risultano pressoché assenti indagini archeometriche. Si tratta di diversi tipi di siti, distribuiti nelle varie isole dei quali il nostro progetto intende riesaminare i dati di scavo e le produzioni artigianali, in particolar modo quelle ceramiche.

Il progetto intende, inoltre, riprendere e approfondire lo studio archeologico e archeometrico delle ceramiche egee da Lipari e dalle isole minori di Panarea e Salina. Non limitandosi al periodo di Capo Graziano ma considerando tutte le fasi in particolare quelle rappresentate nella stratigrafia dell’acropoli di Lipari.

L’Arcipelago Eoliano si pone come una delle aree più importanti per lo studio dei fenomeni di scambio e mobilità di beni e persone dall’Egeo al Mediterraneo centrale. In particolare nell’insediamento di lunga durata sull’acropoli di Lipari si trova l’unica sequenza completa di ceramica micenea nel Mediterraneo centrale, come anche una discreta quantità di ceramiche di stile protogeometrico e piumata, che per certi aspetti hanno assunto tra il Bronzo recente avanzato e il Bronzo finale molti elementi del “pacchetto tecnologico” utilizzato per la produzione di ceramiche egee.

Nonostante questo, a differenza di altre regioni italiane, per le Isole Eolie finora sono state effettuate un numero molto esiguo di analisi e non esiste un quadro completo e attendibile, basato sui risultati di analisi archeometriche, dei luoghi di produzione delle ceramiche di tipo egeo, né è possibile valutare l’esistenza e l’eventuale diffusione di una produzione locale. Per tutte queste ragioni, e anche considerando la qualità della documentazione esistente di questi materiali, si rende necessario un riesame delle ceramiche egeo-micenee di Lipari, Panarea e Salina, con adeguata documentazione grafica e fotografica dei pezzi più significativi, allo scopo di un loro aggiornato inquadramento alla luce della più recente bibliografia nell’ambito degli studi egei.

Questa attività è preliminare alla scelta di un certo numero di frammenti ceramici (circa 50), ben inquadrabili sul piano tipologico e cronologico, da campionare per analisi chimiche, allo scopo di rintracciarne i luoghi di produzione e le dinamiche di circolazione, come anche una sempre possibile produzione locale.

Ambiente

Le sette isole dell'arcipelago eoliano (alle quali possono essere aggiunti alcuni affioramenti minori) rappresentano un arco vulcanico e sono costituite dalle culminazioni subaeree di grandi edifici vulcanici, prevalentemente sommersi, che si innalzano a 2000-2500 m sopra il fondale del Tirreno meridionale. L'attività subaerea di tutte le Isole Eolie si è sviluppata principalmente nell’arco di tempo compreso tra circa 270-240 ka ad oggi, con Stromboli, Vulcano e Lipari vulcani ancora attivi.

Le isole dell'arcipelago hanno dimensioni diverse e, in base alla loro superficie, possono essere raggruppate in tre gruppi: 1) Lipari, l'isola più grande, ampia 37,5 km2, seguita da Salina (26,2 km2) e Vulcano (21 km2); 2) Stromboli (12,6 km2) e Filicudi (9,3 km2); 3) Panarea (3,4 km2) e Alicudi (5 km2). La loro origine vulcanica ha conferito alle isole una morfologia distintiva, fortemente caratterizzata da rilievi, anche considerevoli (lo Stromboli raggiunge quasi 1000 metri sul livello del mare), con fianchi scoscesi.

Le sorgenti d'acqua dolce sono sempre state scarse e la loro presenza attestata quasi esclusivamente a Lipari, lungo la sua costa occidentale. Nelle altre isole non esistono sorgenti d'acqua dolce e si conoscono solo pochi punti di stillicidio. In generale, l’approvvigionamento idrico è un problema affrontato fin dall’antichità, soprattutto grazie a vari sistemi di raccolta delle acque piovane. I dati relativi alle precipitazioni, disponibili per il periodo 1924-1994, mostrano un valore annuo di 580 mm, con una variazione stagionale tipica delle isole mediterranee, caratterizzata da un semestre secco da aprile a settembre.

Cronologia

Le indagini riguardante i siti della facies di Capo Graziano sono inquadrabili tra il Bronzo Antico e Medio (2.200 – 1.500 BCE). Per quanto riguarda la ceramica egea, la sequenza completa si trova all’interno della stratigrafia dell’acropoli di Lipari: dal TE I fino al TE IIIC.

Fruibilità e conservazione

I materiali sono conservati nei magazzini del Museo Archeologico Luigi Bernabò Brea di Lipari. Alcuni di essi sono esposti nelle sale dello stesso Museo dedicate alla preistoria.

Storia delle ricerche

La ricerca preistorica nelle Isole Eolie è piuttosto recente. Tralasciando alcune segnalazioni di utensili di ossidiana ritrovati in varie isole, le prime osservazioni puntuali si devono a Paolo Orsi (1929), che a Lipari, in contrada Diana, descrive strati con abbondanti testimonianze del cosiddetto “primo periodo siculo”. A partire dal primo dopoguerra ha inizio, con le indagini sull’isola di Panarea, l’opera di Luigi Bernabò e Madeleine Cavalier che avrà una enorme influenza sull’archeologia mediterranea, non solo in ambito preistorico. I loro scavi a Panerea, Filicudi e soprattutto sull’Acropoli di Lipari hanno permesso di stabilire sequenze cronologiche e la definizione di facies culturali tutt’oggi ancora valide, e costituiscono importanti punti di riferimento. Negli ultimi decenni Maria Clara Martinelli, le cui ricerche si inseriscono nel solco di Cavalier e Bernabò Brea, ha condotto importanti indagini sulle isole di Filicudi e Salina. Nel 2009 sono iniziate le ricerche nel sito di San Vincenzo, sull’isola di Stromboli, condotte da Sara Levi, dell’Università di Modena e Marco Bettelli, del CNR.

Breve descrizione

Numerosi i siti eoliani che conservano importanti testimonianze architettoniche. Tra i principali possono essere elencati l’insediamento dell’Acropoli di Lipari, nel quale si legge la sovrapposizione di quattro distinte fasi, ognuna caratterizzata da numerose capanne, generalmente ovali realizzate in blocchi di pietra lavica, che costituisce la sequenza più completa per la tarda preistoria del Mediterraneo Centrale. L’insediamento di Filicudi, Montagnola, posto sulla altura di Capo Graziano nella estremità sud-orientale dell’isola, in cui è stata portata alla luce una porzione di un villaggio ascrivibile alle facies di Capo Graziano e del Milazzese, con capanne ovali e circolari in muratura a secco. Il villaggio di Punta Milazzese, a Panarea; posto su di un piccolo promontorio al margine meridionale dell’isola, conserva molte capanne in muratura a secco, circolari e ovali, anche racchiuse da recinti quadrangolari. L’insediamento della Portella di Salina è posto sul fianco di una cresta vulcanica molto scoscesa delimitata da due valloni, lungo la costa orientale dell’isola, sulla quale sono state individuate diverse capanne circolari organizzate per piccoli raggruppamenti che sfruttavano lo spazio pianeggiante creato da terrazzamenti artificiali. L’abitato di San Vincenzo a Stromboli è collocato su di un pianoro alla estremità nord-orientale dell’isola; qui le capanne erano raggruppate all’interno di grossi muri che delimitavano aree quadrangolari entro il villaggio, questi allo stesso tempo servivano da sostegno per i terrazzi che regolarizzavano le superfici.

Bibliografia

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