Obiettivi e azioni del progetto

Sulla base delle evidenze sinora messe in luce, è stato accertato che il sito dell’insediamento, avendo restituito tracce di frequentazione risalenti alla fine del terzo millennio a. C. (Antico Elladico III tardo – inizio Medio Elladico I), costituisce uno dei rari foci di rioccupazione in Acaia dopo la ‘crisi’ del 4200 BP, che colpì la Grecia con una serie di abbandoni e distruzioni e che è all’origine della scarsa visibilità archeologica dell’Antico Elladico III sul continente. L’Antico Elldico III, nei siti in cui è presente, si accompagna ad una serie di innovazioni, tra cui la comparsa di manufatti di natura allogena e il radicale rinnovamento dei repertori vascolari. Infatti, è interessante notare come tra il ristretto numero di manufatti attribuibili alla fase Antico Elladico III – Medio Elladico I presso il sito della Trapezà si annoverano soprattutto frammenti di ceramica grigia incisa recanti decorazioni di ispirazione allogena, che mostrano legami con il cosiddetto stile ‘Cetina’. L’espansione della cultura della Cetina, la cui origine si colloca in Dalmazia nella seconda metà del III millennio a.C., avvenne nell’ultimo quarto del III millennio a.C. nel Mediterraneo centrale e meridionale ed è un fenomeno di mobilità che raggiunse il suo apice nei decenni successivi alla crisi del 4200 BP. La diffusione della ceramica Cetina è accertata in diversi siti del Peloponneso, tra cui Olimpia e Lerna, ed è oggi un fenomeno ben noto, anche se ancora si discute su quali furono i modelli e l’effettiva entità del movimento di gruppi dalmati al di fuori dell’Adriatico settentrionale nonché il legame, se ve ne fu alcuno, tra questi movimenti e la cesura culturale del 4200 BP in Grecia.

Lo studio approfondito dei materiali decorati in stile Cetina dalla Trapezà, seppur non sufficiente a chiarire la natura della mobilità e l’effettivo impatto dei gruppi Cetina, è comunque in grado di ricostruire gli esiti di questi apporti anche a lungo termine. Infatti, va ricordato che le decorazioni in stile Cetina compaiono su ceramiche minie grigie, ovvero su un tipo di produzione autoctono, mediante l’utilizzo di materiali locali. Lo stesso avviene anche in altri siti del Peloponneso occidentale, tra cui la già citata Olimpia, Teichos Dymaion all’estremità occidentale dell’Acaia e Pelicata, sull’isola di Itaca, e, secondo l’ipotesi corrente, sarebbe frutto di un’ibridazione, ovvero di un’unione tra caratteri tecnologici locali e motivi esotici derivanti da influssi di stili esterni. La ceramica grigia con decorazione Cetina, infatti, si data solo ad una fase avanzata dell’Antico Elladico III e pare che perdurò anche nelle fasi iniziali del Medio Bronzo.

Anche se è molto difficile comprendere a pieno quali fossero le premesse e le implicazioni sociali alla base della presenza di queste produzioni miste, in ogni caso dal punto di vista archeologico, si può affermare che esse caratterizzarono nello specifico la Grecia occidentale, dove si registra in maniera più radicale non solo l’arrivo, ma anche il recepimento dei caratteri culturali dell’area adriatica. Questi ebbero dunque un ruolo formativo nell’emergere dei nuovi tratti culturali in quest’area della Grecia più che in altre dopo la cesura culturale del 4200 BP. Si ipotizza dunque che l’insediamento della Trapezà sia stato una delle sedi in cui si verificarono o quantomeno si perfezionarono questi processi di riassetto culturale a cavallo tra la fine dell’Antico e l’inizio del Medio Bronzo.

 

Al fine di approfondire lo studio delle forme e del significato della mobilità, e dei modelli di interazione sociale, le azioni messe in campo consistono in:

  • un esteso programma di analisi petrografiche (sezioni sottili), chimiche per attivazione neutronica (NAA) e al microscopio a scansione elettronica (SEM) in collaborazione con il Demokritos e con il supporto scientifico di Peter Day (Emeritus Professor, University of Sheffield), volte non solo a determinare l’effettiva provenienza dei materiali ma anche a ricostruire la tecnologia delle produzioni ceramiche locali e la possibile relazione esistente tra classi diverse per stile e per tecnologia e la presenza di diverse componenti sociali integrate presso il sito.
  • Analisi dei residui organici (ORA), sotto la supervisione scientifica di Maria Roumpou (Università di Harokopio, Atene) su una selezione di vasi con lo scopo di ricostruire le pratiche di consumo rituale e conviviale nella fase formativa del periodo Miceneo e come queste possono essere confrontate con quelle dei contesti del Peloponneso nord-orientale facenti parte dell’orbita dei siti emergenti dei futuri palazzi micenei.
  • Studio integrato del contesto e dei materiali volto all’edizione sistematica del contesto.