Obiettivi e azioni del progetto
Festòs nella mobilità mediterranea intorno al 3200 BP ca
Nel primo periodo postpalaziale (TM IIIB-IIIC iniziale, ca 1250-1150 o decenni intorno al 3200 BP) la cultura materiale dell’abitato di Festòs, gravitante sui pendii più elevati dell’assetto geomorfologico locale, risulta è almeno parzialmente rappresentata da una sorta di “pacchetto internazionale”, un’associazione di materiali costituita cioè da oggetti indicanti provenienze e contatti multidirezionali a lunga distanza, come ci si aspetterebbe in un sito portuale: figurine e ceramica vascolare di tipo miceneo continentale, manufatti cipro-levantini- come i cosiddetti “wall-brackets” -, bronzi di ascendenza europea e italiana - coltelli di tipologia alpina e matrici con impronte di attrezzi pertinenti alla koinè metallurgica con confronti in siti del Tardo Bronzo in Italia meridionale, da Rocavecchia allo Scoglio del Tonno - , insieme a forme vascolari di ascendenza italiana compongono questo repertorio internazionale, che trova riscontro nei maggiori siti portuali compresi nelle reti di scambio marittime di età postpalaziale, come Tirinto, Lefkandi, Haghios Stephanos. Lo stile decorativo della ceramica postpalaziale di Festòs, inoltre, utilizza motivi e stilemi di tipo principalmente spiraliforme - in particolare le spirali antitetiche con pannelli centrali - che hanno scarso riscontro a Creta, mentre presentano forti affinità con i linguaggi stilistico-decorativi delle produzioni ceramiche tardomicenee, proprie dei centri costieri partecipi della koinè egeo-mediterranea. Tra questi si distinguono le città portuali di Cipro, come Enfomi e Hala Sultan Tekke. Questo stile ceramico esprime un’identità di tipo relazionale, o “networked” caratterizzante gruppi e individui versati nelle pratiche dello scambio e della mobilità, da intendersi verosimilmente come pratica sociale orientata alla sopravvivenza e alla ri-organizzazioen sociale, dopo la crisi del tardo XIII sec., quando la trama insediativa di Creta fu coinvolta a largo spettro in episodi di discontinuità e abbandoni, probabilmente a seguito di crisi sociali ed economiche acuite da cambiamenti climatico ambientali.
La cultura figurativa rappresentata da una celebre immagine di imbarcazione sulla ceramica di Festos di questo periodo ben interpreta l’appartenenza della comunità locale alla mobilità marittima, che in età postpalaziale ebbe uno strumento strategico nella diffusione delle piccole imbarcazioni a remi e a vela, dotate di timone e sperone. Frequenti nelle raffigurazioni del periodo queste imbarcazioni erano adatte al viaggio al commercio alla guerra e alla pirateria e, per agilità e maneggevolezza, ideali per l’attracco in piccole baie e insenature protette, spesso alla foce di fiumi, dove avevano preferenzialmente sede i porti nelle fasi più evolute della tarda età del bronzo.
I vari indizi provenienti dalla cultura materiale ci spingono insomma a ritenere che Festos in età postpalaziale fosse un centro dotato di agevole e immediato accesso al mare, in una sede che sostituì quella del porto internazionale di Kommos, abbandonato all’inizio del periodo.
E’ dunque possibile che un nuovo approdo, forse privo di strutture costruite e/o monumentali, una baia protetta dove le imbarcazioni potessero sostare ed essere tratte in secco fosse stato attivato negli ultimi secoli dell’età del bronzo, all’inizio dei Dark Ages: l’area più promettente da questo punto di vista è la fascia costiera di Tymbaki , a ovest di Festòs, alla foce del fiume Geropotamos, un’area ancora parzialmente paludosa e lagunare dove gli apporti dei sedimenti fluviali hanno determinato l’assetto costiero, con l’attuale linea di costa a ca 5km da festòs; i sedimenti riempirono infatti la stretta insenatura nella quale nell’Olocene antico e medio il mare penetrava fino a lambire le alture di Festòs.
Non è escluso che il nuovo approdo fosse più a sud, ad esempio nella baia di Matala, dove gli studiosi collocano il porto di Festòs di età geometrica, nel periodo precedente alla distruzione della città ad opera di Gortina, ma risulta più probabile che la baia di Tymbaki, sia pure largamente invasa dai sedimenti alluvionali, abbia ancora costituito, verso la fine del II millennio a.C., un ambiente favorevole alla sosta delle imbarcazioni consentendo di raggiungere Festòs con meno di un’ora di cammino.
Al fine di approfondire lo studio delle forme e del significato della mobilità, e dei modelli di interazione sociale verso il 3200 BP, le azioni messe in campo consistono in:
- Studio integrato della cultura materiale e dell’assetto ambientale di Festòs in una prospettiva comparativa a livello egeo-mediterraneo, con particolare riferimento alle relazioni tra Creta e i siti della periferia tardomicenea, comprese le comunità italo-egee, ai fini di un’adeguata comprensione del ruolo di Festòs nella koinè marittima del periodo di transizione tra età del bronzo ed età storica;
- Analisi tecnologica e archeometriche?? della ceramica per quanto riguarda in particolare modi di formatura e composizione delle fabbriche vascolari ai fini di interpretare in maniera corretta i fenomeni di variabilità osservabili e di individuare evidenze di mobilità nei modi dell’occupazione e nei modelli di consumo della comunità insediata a Festòs;
- studio sistematico di materiali e contesti di età postpalaziale ai fini dell’edizione completa e sistematica, in particolare per quanto riguarda il complesso della “Casa a ovest del Piazzale I”.
