Localizzazione
45,713911750794 13,778868508877
La grotta, che si trova nel comune di Sgonico, non distante dall'abitato di Borgo Grotta Gigante, si apre in una piccola dolina, e ha un ingresso largo circa 3 metri e una profondità di circa 7,5 m.
Cronologia
Il deposito documenta, senza apparente soluzione di continuità, una successione di fasi di frequentazione dal Mesolitico all'epoca romana.
Storia delle ricerche
Le indagini, svolte tra 1961 e 1965 per mezzo di uno scavo per tagli, dal Gruppo Ricerche di Paleontologia Umana della Associazione XXX Ottobre di Trieste sotto la direzione di G. Marzolini, interessarono l'interno della grotta su una superficie di 8 x 4,5 m circa, fino ad una profondità di circa 2,5 m dal piano di partenza. L'edizione del catalogo dei reperti risale al 1996 ad opera di Manuele Gilli e Emanuela Montagnari Kokelj.
Descrizione
La grotta ha un ingresso non particolarmente ampio ed è composta da una sala principale di forma subrettangolare e da una cavernetta sul fondo, e presenta, oggi, a seguito degli scavi effettuati nel secolo scorso, un dislivello piuttosto marcato tra interno ed esterno. Dato che i livelli superiori sono costituiti da pietre di crollo è verosimile che, durante le fasi di frequentazione preistorica, la grotta fosse più profonda.
I tagli 6 e 7 hanno restituito materiale mesolitico, i tagli 2-5 materiale che va del Neolitico alla prima età del Bronzo, il taglio 1 materiale di epoca romana.
La ceramica neolitica, presente in quantità nei livelli più bassi, è ben inquadrabile all'interno del repertorio della Cultura dei Vasi a Coppa o Vlaška, con un buon numero di recipienti su piede a pareti convesse, lisce o decorate ad impressioni, e bocca ristretta. Dal taglio 5 si segnala anche un frammento di gamba decorata a solcature oblique ricondotta a un rhyton, recipiente a destinazione rituale/ culturale, diffuso dal Carso all'Egeo. Ben rappresentata è l'industria litica, con lame e grandi lame su selce alloctona, probabilmente lessinea ed anche quella su osso e su corno.
L'orizzonte cronologico cambia a partire dal taglio 3 da cui proviene una quantità limitata di materiale che, però, è assai significativo per quel che riguarda le connessioni culturali che, tramite esso, si possono riconoscere. Da qui si segnalano, infatti, due vasi a collo decorati a motivi ad impressione che rimandano a tecniche decorative condivise dall'ambito campaniforme dell'Italia padana a quello della Cultura di Lubiana, e frammenti di un recipiente con orlo distinto svasato e corpo decorato a file di punti impressi e linee incise ben confrontabile con la produzione adriatica della Cetina. Quantitativamente maggiore il materiale dal taglio 2. Qui sono molto numerosi i frammenti di vasi con orlo distinto, svasato, a volte ingrossato. L'orlo può presentare una fila di impressioni digitali sul margine superiore o sotto il margine su un cordone plastico, la distinzione con la parete può essere evidenziata da una linea incisa. Questi caratteri tipologici, che si ritrovano sia nella produzione Campaniforme, specie nella ceramica di accompagnamento, Begleitkeramik, che in quella Lubiana, se, da una parte, testimoniano la complessità dei rapporti tra questi due aspetti culturali, dall'altra sottolineano l'importanza e il ruolo strategico che può aver avuto questo settore territoriale nel mettere in connessione mondi culturali diversi e distanti. Vanno ancora segnalate, sempre dal taglio 2, due scodelle a calotta con orlo appiattito superiormente in un caso decorato, come la parte superiore della vasca, a motivi triangolari impressi con la tecnica definita "oditis ovite niti" definita per gli aspetti Lubiana nella produzione di Ig ma conosciuta anche in ambito Campaniforme.
La grotta degli Zingari rappresenta uno dei contesti ceramici più interessanti del Carso in special modo per i motivi decorativi attestati su alcuni recipienti che possono essere messi in relazione con la produzione Campaniforme. Questo complesso culturale, infatti, che durante la seconda metà del III millennio ha una diffusione trans-europea, non è, in letteratura, considerato presente sul territorio dell'Italia nord-orientale e in particolare tra Friuli e Carso sono pochissimi sia i frammenti ceramici riferibili, assai dubitativamente, al bicchiere campaniforme, sia gli oggetti di altro materiale che sono considerati se non esclusivi, caratteristici di questi aspetti culturali. La grotta degli Zingari costituisce uno dei contesti in cui elementi riconducibili a questo ambito sono maggiormente presenti benché rimanga sempre possibile una derivazione dalla produzione di ambito Lubiana.
Bibliografia
Gilli - Montagnari Kokelj 1996
E. Gilli - E. Montagnari Kokelj, La grotta degli ZIngari nel Carso triestino (materiali delgi scavi 1961-1965), Atti della Società per la Preistoria e Protostoria della Regione Friuli Venezia Giulia IX (1994-1995), 63-126.
Marzolini 1971-72
G. Marzolini, Gli scavi nella grotta degli Zingari, Annali Gruppo Grotte Associazione XXX Ottobre V, 57-101.
Montagnari Kokelj - Leghissa - Bernardini 2020
E. Montagnari Kokelj - E. Leghissa - F. Bernardini, Typology is not enough. How archaeological science contributes to a better reconstruction of the Copper Age/Early Bronze Age in the Caput Adriae and beyond, in: E. Borgna - S. Corazza (a cura di) Dall’Adriatico all’Egeo. Scritti di protostoria in onore di Paola Càssola Guida, 249-260.
