Localizzazione geografica e amministrativa

Festòs/Moires: 35°3′0″N24°52′0″E (vedi su Google Maps); l’area archeologica di Festòs si trova a Creta meridionale, nell’attuale circoscrizione amministrativa di Moires, al margine settentrionale della parte occidentale della piana della Messarà.

Definizione e tipologia

L’area archeologia di Festòs comprende il complesso monumentale del palazzo minoico con quartieri circostanti, a varia destinazione funzionale, lacerti di strutture neolitiche e prepalaziali, ma anche tratti dell’abitato geometrico e della città ellenistica

Ambiente

Festòs si sviluppa sul crinale di una sequenza di rilievi - da ovest a est il Christòs Effendi, unito mediante la sella di San Giorgio in Falandra all’altura intermedia detta “acropoli mediana” e quindi alla collina che fu sede del palazzo – appartenenti al sistema collinare che, esteso per circa 700m e con un’altitudine media di 80 m, costituisce il margine nordoccidentale della piana della Messarà. Tale sistema appartiene a una spina rocciosa emergente sulla pianura costituita da blocchi di rocce metamorfiche e sedimentarie pertinenti all’unità tettonica di Creta centrale. I substrati sono caratterizzati in particolare da rocce calcaree e marne tenere. I rilievi si collegano a sud mediante lievi declivi alla sottostante pianura, mentre a nord, maggiormente inclinati, orlano il bacino idrografico dello Geropotamos, il cui corso, arricchito da apporti provenienti dal sistema collinare alle pendici del massiccio dello Psiloritis – che raggiunge, con la vetta del M.Ida, 2456 m s.l.m. -,  si sviluppa da est a ovest verso la piana alluvionale di Tymbaki, formatasi a seguito dei processi deposizionali dei sedimenti fluviali che riempirono, durante l’Olocene medio, l’invaso di una profonda insenatura marina. Recenti indagini geomorfologiche hanno consentito di ricostruire l’evoluzione climatica, pedologica, vegetazionale e idrologica della pianura intorno a Festòs, che, a partire dall’inizio del II millennio a.C. avrebbe avuto al centro un bacino lacustre alimentato dallo Geropotamos.

Cronologia

Tardo Neolitico – età ellenistica, ca V mill. a.C. – II sec. a C.

Storia delle ricerche

La storia delle ricerche e delle scoperte a Festòs comincia con l’identificazione del sito da parte del capitano Thomas Spratt sulla base delle indicazioni del geografo greco Strabone (I sec. a.C.-I sec. d.C.). Dopo le visite dei primi ricercatori italiani, fu Luigi Pernier, a partire dal 1900 e su istanza di Federico Halbherr, a dirigere le prime campagne di scavo sul pianoro del palazzo e sull’adiacente “acropoli mediana”. Da allora le indagini rimasero legate alla Scuola Archeologica di Atene. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, Doro Levi, il nuovo direttore, riprese lo scavo del palazzo (1950-1966), e portò alla luce un quartiere dell’edificio più antico, nella parte sudoccidentale del complesso, e  alcuni quartieri decentrati ai piedi delle alture festie, Haghia Photinì e Chalara. Negli anni 990 Vincenzo La Rosa avviò un nuovo progetto di ricerca interdisciplinare, comprendente la revisione sistematica di materiali e contesti portati alla luce nelle precedenti indagini e una serie di saggi archeologici. Dal 2013 missioni congiunte delle università di Catania e di Venezia operano, su mandato della SAIA e in concessione del Ministero greco della Cultura, coordinando le ricerche nel sito a cura di diversi istituti universitari; al 2007 risale l’avvio di un progetto italo-greco di ricognizione di superficie coordinata sul campo dallUniversità di Salerno e avente tra gli obiettivi specifici lo studio del paesaggio e del territorio e delle fortificazioni della polis di Festòs in età storica.

Descrizione

L’altura più orientale del sistema morfologico di Festòs ospita le rovine del Palazzo, che venne impostato su tre livelli sagomando e modificando il profilo sommitale e il pendio meridionale della collina, già occupata nelle fasi neolitiche e pre-palaziali (infra, scheda analitica 1). Il complesso, che occupò ca 8000 mq, fu sede politica, religiosa, amministrativa a vocazione regionale e attorno ad essa si aggregò un centro abitato di ca. 45 ha, formato da quartieri distinti connessi da una rete viaria. Le rovine attualmente visibili sono quelle appartenenti all’ultima versione del monumentale edificio, realizzato alla fine del periodo dei “secondi palazzi” o “neopalaziale”, Tardo Minoico IB o XVI/XV sec a.C. ca. Intorno a un ampio cortile centrale (ca 51,50x22,30m)  – sito al livello mediano -  a pianta rettangolare, orientato ca NS e munito di portici a pilastri e colonne, erano quattro ali caratterizzate da gruppi di vani organizzati secondo un principio agglomerativo; di esse si conservano quella settentrionale, o quartiere “residenziale” o degli “appartamenti reali”, che, dislocato al livello superiore, ben rappresenta la tecnica costruttiva raffinata con ampio uso di conci e di lastre di gesso alabastrino e l’adozione di forme architettoniche tipiche dell’architettura colta del periodo, come il bacino lustrale, il complesso di doppie sale a polythyra o Minoan halls, con portici rivolti all’esterno, e il cortile a peristilio. Questi moduli sono replicati, con organizzazione diversa, sul lato orientale (“quartiere del principe”), con vani solo parzialmente conservati e affacciati su un’area aperta, in antico mantenuta a giardino. L’ala occidentale affacciava sul cortile occidentale, sul cui lato nord era la cosiddetta area teatrale, o gradinata con funzione di tribuna; all’angolo NE una rampa di gradini conduceva dal livello mediano al cortile posto al livello superiore. L’ala ovest comprendeva, da nord a sud, la grande scalinata con ingresso monumentale attraverso una successione di vani divisi da cortine traforate con pilastri e colonne, e il corpo dei magazzini. Più a sud erano ambienti rituali, tra i quali piccoli vani allestiti con banchine e bacini lustrali.

Le rovine del più recente palazzo si fondono in alcuni punti con quelle più antiche, riferibili a fasi costruttive intermedie e soprattutto al cd. primo palazzo, costruito intorno al 1950/1900 (MMIB) e distrutto verso il 1700 (MM IIB), verosimilmente a causa di un terremoto, in seguito al quale venne realizzata una sorta di colata di macerie a materiali misti, a copertura delle rovine ai fini livellare e rialzare i piani di calpestio. L’edificio più antico era organizzato dall’inizio intorno al grande cortile centrale e comprendeva almeno due principali quartieri, quello Nord-occidentale e quello Sud-occidentale, entrambi dotati di una facciata ad ortostati, ma eretti a livelli diversi e raccordati tramite rampe, e quello sudoccidentale, al livello inferiore, conservatosi in tre piani sovrapposti affacciati su un cortile lastricato; esso era composto da piccoli vani in cui sono state riconosciute chiare funzioni santuariali accanto ad attività di immagazzinaggio, archivio e forse artigianali. Elemento fondamentale nello svolgimento delle funzioni cerimoniali del primo palazzo fu anche il Cortile occidentale (Piazzale I), che, sito al livello mediano, risulta dalla fondazione lastricato e corredato di strutture di funzione cerimoniale, quali un grande masso con funzione di betilo e una vasca, forse per riti di purificazione. In un momento successivo, che documenta il compimento di un progetto unitario di monumentalizzazione comprendente forse il rifacimento della facciata a “ortostati”, fu costruito un imponente edificio presso l’angolo nordoccidentale del cortile (“Bastione occidentale”) e fu allestita la gradinata teatrale; marciapiedi sopraelevati attraversavano allora l’area lastricata e conducevano all’ingresso monumentale, a doppio varco con colonna centrale, che dava accesso attraverso un largo corridoio al cortile centrale. Al margine sud del cortile occidentale erano delle profonde fosse circolari o kouloures, che fungevano verosimilmente da silos/magazzini temporanei delle derrate o, secondo una lettura alternativa, da ricettacoli per piante sacre, parte dell’allestimento degli scenari delle cerimonie che troviamo rappresentate negli affreschi dell’epoca.  Diversi elementi architettonici testimoniano del carattere progressivo delle costruzioni della fabbrica palaziale, cui furono aggiunti elementi nel corso del tempo, come è il caso dei piccoli vani a fronte tripartita, funzionanti come sacelli addossati alla facciata ovest del palazzo, sul cortile occidentale, e di un bacino lustrale nell’area dei magazzini

Evidenze archeologiche hanno documentato l’esistenza di quartieri residenziali della città protopalaziale a ovest e a sud del Cortile occidentale, lungo il pendio sud dell’Acropoli Mediana, e alle pendici delle colline (Chalara, Haghia Fotini, San Giorgio in Falandra). 

Altre evidenze, in particolare il quartiere monumentale Nord-Est - dal quale proviene il celebre disco di Festòs – e una grande casa nel settore meridionale dell’area archeologica, sono state attribuite alle attività costruttive intercorse tra la distruzione del primo palazzo e la realizzazione del secondo, in un lungo arco di tempo durante il quale difficoltà di ordine politico-economico e gestionale si opposero forse alla ricostruzione della fabbrica palaziale. Contrariamente a quanto avvenne nella fase più antica, quando Festos fu il centro economico e politico-amministrativo della porzione di Creta meridionale incentrata sulla piana della Messarà – come ben testimoniato dall’archivio di cretule con impronte di sigilli e tavolette iscritte in Lineare A -, il palazzo mantenne, in età neopalaziale, funzioni esclusivamente rituali e ruolo simbolico, a vantaggio della vicina Haghia Triada, sicché mancano per la fase più recente anche evidenze di quartieri domestici e di infrastrutture viarie.

Non mancano attestazioni del periodo tardopalaziale, quando Festòs fu verosimilmente sotto il dominio di Cnosso, e numerose sono quelle del periodo postpalaziale (XIII-XI a.C., infra, scheda analitica 2). Quanto alla frequentazione della prima età del Ferro, all’inizio del I millennio a.C., essa è prevalentemente documentata da ceramica di provenienza sporadica e da alcune tombe identificate sul pendio dei rilievi festi e nelle zone planiziali; nelle indagini più recenti, in particolare, sono state individuate strutture insediative sulla collina del Christòs Effendi. Evidenze di età protogeometrica e geometrica (X-VIII secolo a.C. ca) provengono dai quartieri in località Chalara e Haghia Fotini. Nel sito del palazzo l’occupazione di età geometrica è segnalata soprattutto da notevoli concentrazioni di materiali in associazione a una serie di vani o vero e proprio quartiere al margine sudoccidentale del complesso, dove si conserva almeno un ambiente con strutture di focolare e banchina, inoltre dal ripristino della rete viaria in particolare con la rampa di accesso al pianoro palaziale da sud  e da un segmento di fortificazione, ossia parte di un bastione curvilineo sull’acropoli mediana. Nel settore inferiore, a sud del palazzo un grande edificio sacro, il cosiddetto tempio di Rhea a partire dall’attribuzione di L. Pernier, ma forse dedicato a Leto, è datato al VII sec. a.C. Allo stesso periodo si riferiscono importanti contesti di recente rinvenimento sul pendio meridionale della collina del palazzo. 

 Resti di un circuito murario lungo i versanti settentrionali del sistema di colline sono stati riferiti alla tarda età classica, quando la polis occupava ca 50 ettari; nell’area del palazzo, sul piazzale superiore, esistono i resti di case che  - comprendenti sino a 4 vani e costruite in opera isodoma, con vano centrale con banchine e focolare e cortile con pozzo o cisterna - appartenevano alla città ellenistica, abbandonata dopo la distruzione ad opera di Gortina alla metà del II sec. a.C. L’impianto si sviluppava tra pendii e pianura, comprendeva il quartiere di Chalara, e aveva come acropoli la collina del Christòs Effendi, dove è stato identificato un santuario dedicato verosimilmente ad Athena.

Fruibilità e conservazione

Festòs fa parte delle aree archeologiche oggetto di valorizzazione turistica da parte del Ministero greco della Cultura/Eforia di Iraklion: l’area monumentale del palazzo, recintata, è visitabile con accesso regolamentato; sono esclusi alcuni settori, quali il quartiere sudoccidentale dell’edificio palaziale, l’area a ovest del cortile occidentale, e i quartieri marginali, sulle pendici e ai piedi dei rilievi.

Questa situazione, istituita agli inizi degli anni 70, è in fase di trasformazione. In attesa della decisione di accogliere tra i monumenti UNESCO Festòs e gli altri centri palaziali, sono in corso dei lavori che cambieranno in maniera radicale il percorso turistico, per rendere visitabile anche il settore a sud.

I materiali archeologici sono conservati presso i magazzini della missione della Scuola Archeologica Italiana, che ha sede sull’acropoli mediana, al Museo di Iraklion, dove sono parzialmente esposti. Un campione rappresentativo di materiali è oggi esposto nel nuovo Museo della Messarà (Ampelouzos).

Gruppi di materiali dagli scavi meno recenti sono confluiti in altre collezioni museali, come quelle del Museo preistorico-etnografico L. Pigorini di Roma, il nazionale di Firenze e il Paolo Orsi di Siracusa.