Localizzazione
45,70751176 13,8172395
La grotta, situata in prossimità dell'abitato di Fernetti, si apre a fianco del sentiero che conduce al Monte Orsario partendo da Villa Opicina.
Cronologia
Il repertorio ceramico rinvenuto documenta continuità di frequentazione dal Neolitico dei Vasi a Coppa all'epoca romana.
Storia delle ricerche
La grotta è stata indagata Neumann (1900), da Raffaele Battaglia (1925) e da appartenenti alla Società Alpina delle Giulie (1959-1961). Le prime comunicazioni scientifiche risalgono agli anni '60 del secolo scorso, negli anni '90 è stato pubblicato il catalogo del materiale preistorico e protostorico recuperato negli scavi '59-'61.
Descrizione
La grotta ha un ingresso largo circa 6 metri e si sviluppa per una superficie di circa 80 mq. Lo scavo, eseguito per mezzo di 11 Tagli orizzontali dallo spessore compreso tra 20 e 55 cm, ha raggiunto la profondità di circa 6 metri.
Nei livelli più antichi sono presenti abbondanti frammenti di Vasi a Coppa su piede con pareti lisce o incise in prossimità dell'orlo, numerose sono anche le prese a bugna forata verticalmente, rare le anse a nastro. Tra i reperti vascolari presenti nei Tagli 8 e 7 si segnalano, inoltre, un piccolo piede a tacco con parte di gamba pertinente a un rhyton e tre frammenti di vaso bocca quadrata, raro tra gli elementi del Carso triestino. Per il Taglio 8 è disponibile anche una datazione assoluta non calibrata al 6300±50 Uncal BP. Già nel Taglio 7, la cui parte superiore potrebbe testimoniare il passaggio dal Neolitico all'Eneolitico, e poi in quantità maggiore dal Taglio 6, sono attestati elementi ceramici riconducibili tipologicamente al III e II millennio. Vasi con bordo impresso e cordone, decorati con la tecnica della rotella o del fil avvolto (vrvicasta tehnika secondo la definizione slovena), rimandano ad elementi riconducibili alla Cultura di Lubiana ma anche al Campaniforme. I Tagli 5 e 4 hanno restituito, tra l'altro, due esemplari molto ben conservati di coppa su piede con decorazione complessa eseguita a incisione in un caso e a cordicella nell'altro, riferibili ad aspetti Lubiana, oltre a un discreto numero di frammenti di boccale ansato ad alto collo cilindrico e orlo svasato, decorati a tacchette e a motivi triangolari incisi riempiti di pasta bianca che rimandano alla Cultura della Cetina. A questi due ambiti, Lubiana e Cetina, sarebbe riferibile ancora una notevole quantità di materiale fittile inadorno o decorato con motivi meno caratterizzanti. Nel Taglio 4 si segnala ceramica attribuibile al Bronzo Antico come alcune anse a profilo angolato che rimanderebbero a tipologie Polada. Dal Taglio 3 la ceramica riconducibile alla cultura dei castellieri carsici di Bronzo Medio e Recente si fa più consistente accanto a materiale riferibile ancora alle fasi più antiche.
Tra i reperti fuori contesto si segnala un vaso biansato a profilo biconico pertinente ai tipi di Bronzo Antico danubiano Wieselburg-Gata.
Bibliografia
Legnani - Stradi 1963
F. Legnani – F. Stradi, Gli scavi nella caverna dei Ciclami nel Carso Triestino, in Atti VII Riunione Scientifica Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, 31-38.
Stacul 1983
G. Stacul, Grotta dei Ciclami, in Preistoria del Caput Adirae, Catalogo della Mostra, 57.
Gilli - Montagnari Kokelj 1993
E. Gilli – E. Montagnari Kokelj, La grotta del Ciclami nel Carso triestino (materiali degli scavi 1959-1961), Atti della Società per la preistoria e protostoria della regione Friuli Venezia Giulia 7 (1992), 65–162.
