Localizzazione
45.78428 13.59791
La grotta si trova in una piccola dolina dalle pareti scoscese, 50 m a monte della superstrada, all'altezza del cimitero di Duino e di S. Giovanni al Timavo.
Cronologia
Gli scavi hanno portato al recupero di una grande quantità di materiale ceramico databile tra Neolitico Medio e prime età dei metalli. Fra la metà del I e il IV secolo d.C. la grotta fu utilizzata come santuario dedicato al dio Mitra, da cui il nome della cavità.
Storia delle ricerche
La grotta fu scoperta nel 1964 da alcuni speleologi della Società Alpina delle Giulie del C.A.I.; allora la grotta era ingombra di pietrame di grosse dimensioni che in qualche punto giungeva a toccare la volta. A partire dal 1966 iniziarono gli scavi da parte delle Soprintendenza alle Antichità di Padova conclusi nel 1968. Tra 1971 e 1972 venne fatta una ulteriore indagine da parte del Centro di Antichità dell'Università di Trieste. Il resoconto degli scavi dell'Ateneo triestino è stato pubblicato da Giorgio Stacul presso gli Atti dei Civici Musei di Storia e Arte di Trieste. L'intero catalogo del materiale è stato edito da Emanuela Montagnari Kokelj e Anna Crismani negli Atti della Società per la Preistoria e Protostoria del Friuli Venezia Giulia.
Descrizione
Degli interventi di scavo condotti nella grotta risulta ben documentata solo la successione stratigrafica individuata dagli scavi eseguiti dall'Università di Trieste che, dal basso verso l'alto, è così costituita:
-Strato 9, 30 cm di argilla rossa con pietrame sterile.
-Strato 8, 80 cm, terra bruna relativamente compatta, contenente abbondanti frammenti ceramici, resti da fauna, residui carboniosi. Il livello è attribuito al Neolitico, due campioni di carbone hanno restituito le datazioni del 5770±60 BP (R-904) e del 5770±50 BP (R-904α).
-Strato 7, 10 cm di polvere calcarea biancastra sterile che segnalerebbe la cesura tra la frequentazione neolitica e quella dell'età del rame.
-Strato 6, ca 60 cm di terreno giallastro con pietrame di varie dimensioni; scarso materiale ceramico riferibile, almeno in parte, al III millennio a.C.
-Strato 5, 70 cm di terra argillosa con raro pietrame e scarsi resti di carbone, fauna e reperti fittili. Un campione di carbone ha restituito la datazione 3720±50 BP (R-903α).
-Strato 4, ca 1 m di terra grigio bruna ricca di carbone ed abbondanti resti da fauna e vasellame. Alla base è stato individuato un focolare costituito da lenti di cenere e carbone. Un campione di carbone ha restituito la datazione 3820±50 BP (R-902).
-Strato 3, 15-20 cm di terra grigiastra con piccolo e medio pietrisco, rari carboni e pochi resti di fauna e di ceramica riferibile all'età del Ferro.
-Strato 2, 30 cm di terreno con piccolo e medio pietrisco, rimaneggiato in epoca tardoantica.
-Strato 1, 10-25 cm di terra grigiastra con pietrisco e resti di manufatti che testimoniano la frequentazione in epoca storica e tardoantica.
Meno dettagliata è la documentazione relativa agli altri interventi di scavo. Nel 1968 la Soprintendenza eseguì un sondaggio in due Settori, il Settore A, collocato lungo la parete sinistra della dolina antistante la cavità, e il Settore B, praticato all'interno delle cavità ed eseguito in quattro Tagli da cui è stato recuperato materiale dal periodo pre-protostorico all'epoca tardoantica. Nel 1967, sempre scavi Soprintendeza, vennero eseguite due Trincee di indagine nel settore ovest della grotta. La Trincea A indagata per mezzo di 6 Tagli, la Trincea B per mezzo di 7 Tagli. Le informazioni relative alle indagini di questi due anni sono molto scarse.
Il Neolitico della grotta del Mitreo rappresenta bene il repertorio noto per gli aspetti più antichi della neolitizzazione del Carso costituito dagli elementi dalla facies Vlaška o dei Vasi a Coppa, ricondotta negli aspetti della Cultura di Danilo. Si segnalano grandi coppe su piede cavo, piatti, ciotole, e altri elementi tra cui un frammento di rhyton decorato a graffito. Dallo Strato 6 inizia ad essere attestata la ceramica riconducibile ai periodi successivi. In particolare, dagli Strati 5 e 6, vanno menzionati frammenti di parete decorate ad impressioni a pettine secondo la tecnica odtis ovite vini, che rimandano, dal punto di vista culturale, ad aspetti Lubiana e Campaniformi. Negli Strati 6-4 risultano attestati vasi ad imboccatura ristretta con orlo ingrossato diritto o svasato, distinto all'esterno e decorato ad impressioni digitate e vasi monoansati con collo cilindrico e troncoconico, privi di decorazioni ma riconducibili a forme comuni alla cultura della Cetina. Dallo Strato 4 sono riconoscibili anche elementi cronologicamente pertinenti agli orizzonti successivi di Bronzo Antico, anse a profilo angolato e prese a lingua con profonda impressione centrale, e di Bronzo Medio e Recente riferibili alla cultura dei Castellieri, olle ovoidi con orlo svasato, anse a piastra e a fronte triangolare.
Il materiale recuperato nel corso degli scavi della Soprintendenza e di quelli effettuati dalla Società Alpina delle Giulie o da altri (si segnalano materiali da recupero Redivo – Decarli non cronologicamente collocabile) è sostanzialmente omogeneo a quello descritto. Fra gli elementi più significativi vanno ricordati alcuni frammenti con decorazioni a linee e trattini impressi con motivi a triangoli che rimandano piuttosto chiaramente alla produzione Cetina. Si segnalano, inoltre, pochi frammenti pertinenti a vasi a bocca quadrata.
Bibliografia
Montagnari Kokelj - Crismani 1997
E. Montagnari Kokelj - A. Crismani, La grotta del Mitreo nel Carso triestino, Atti della Società per la preistoria e protostoria della regione Friuli Venezia Giulia 10 (1997), 7–98.
Stacul 1972
G. Stacul, Scavo nella Grotta del Mitreo presso S. Giovanni al Timavo, Atti dei Civici Musei di Storia ed Arte di Trieste 7, 35-60.
Stacul 1983
G. Stacul, Grotta del Mitreo, in Preistoria del Caput Adirae, Catalogo della Mostra, 56.
