Cronologia

Bronzo Antico e Medio (XXIII – XV sec. a. C.)

Storia delle ricerche

Il complesso termale di San Calogero è stato oggetto di descrizioni da parte di molti eruditi nel corso degli ultimi secoli, anche se una vera e propria indagine archeologica e architettonica dell’area e, soprattutto, dell’edificio a tholos (la stufa del complesso termale), si ebbe solo tra il 1984 e il 1985 ad opera di L. Bernabò Brea e M. Cavalier, in occasione di lavori di ristrutturazione promossi dal Comune di Lipari.

Descrizione

Le prime notizie circa l’esistenza di edifici termali nella zona di San Calogero si hanno nel 1694 grazie alla descrizione che ne fa Pietro Campis, in cui menziona una stanza a volta al cui interno era incavata, nella viva pietra, una vasca nella quale si raccolgono le acque fumanti, e altre tre stanze contigue a quella del bagno. Un secolo dopo, Jean Houel, che visitò Lipari nel 1871, ne diede una ulteriore descrizione fornendo anche una preziosa illustrazione in cui l’edificio principale, nel quale affluiva l’acqua calda, la cui realizzazione l’autore fa risalire ai romani, è la tholos, fiancheggiata, alla sua sinistra, da un più piccolo edificio a cupola in cui confluiva l’acqua fuoriuscita dalla tholos. Alla destra dell’edificio centrale si vedono ulteriori costruzioni, descritte come strutture atte ad ospitare i malati. 

Le terme furono interamente ristrutturate nel 1867 quando venne edificato, addossandolo alla cupola termale principale, un grande edificio a due piani che prese il posto delle strutture ricettive descritte da Campis e da Houel. Venne inoltre demolito il bagno piccolo e la cupola maggiore venne inglobata in un corpo di fabbrica con un vestibolo che permetteva l’accesso alla tholos direttamente dal nuovo edificio a essa affiancato. Questo vestibolo si prolungava in una ulteriore vasca nella quale confluivano le acque uscenti dalla cupola maggiore. All’interno della tholos venne eretta una banchina coperta di marmo su cui sedevano i malati.

Nella seconda metà del Novecento il complesso non era più attivo e le sue strutture utilizzate come ricovero per i terremotati del sisma del 1978. Nel 1984 vennero avviati da parte del comune di Lipari dei lavori di ristrutturazione che prevedevano anche la demolizione del vestibolo antistante la tholos e dell’edificio, orma degradato che la inglobava. La demolizione degli edifici attorno alla tholos permise di individuare i resti del bagno piccolo e, soprattutto, diede modo a L. Bernabo Brea e M. Cavalier di entrare e analizzarne l’architettura e di coglierne l’enorme interesse archeologico. Vennero così eseguiti dei saggi di scavo nel piazzale antistante la tholos, nel terreno circostante e sul pendio a monte di essa.

La tholos è costituita con blocchi squadrati in filari isodomi ognuno dei quali aggetta rispetto a quello sottostante. La faccia interna dei blocchi è levigata col profilo obliquo a seguire l’andamento della cupola mentre quella esterna, destinata a non essere vista, è irregolare. Si contano otto filari, sette dei quali conservati per intero. Il rimanente e la calotta, adesso in cementizio, hanno subito diversi rifacimenti. Al momento della sua costruzione la tholos aveva pianta regolarmente circolare con diametro di circa 4,2 m ma, nel corso del tempo, diversi danneggiamenti ne hanno modificato parzialmente la forma e reso necessari interventi di consolidamento, databili a epoca tardo-imperiale.

Gli scavi eseguiti in occasione delle ristrutturazioni del 1984, oltre che precisare alcune caratteristiche architettoniche della tholos, permisero di stabilire che, differentemente da quanto si era fino a quel momento pensato, l’acqua che affluiva nella stufa non sgorgava dalla roccia immediatamente retrostante ma raggiungeva l’edificio attraverso una canalizzazione, realizzata in lastroni di pietra, della quale fu indagato solo l’ultimo tratto. Ulteriori due canali vennero individuati immediatamente a sud del primo. Il canale adduttore, ancora in funzione al momento dello scavo, mostrava chiari segni di antiche opere di manutenzione, essendo stato più volte riscavato per ripulirlo in epoca greca e romana, mentre non si poté stabilirne il momento di impianto che deve essere visto necessariamente coerente con quello della realizzazione della tholos stessa. Nel riempimento del secondo canale, realizzato in blocchi sommariamente squadrati e forse funzionale al bagno minore descritto da Houel, vennero raccolti, oltre a vario materiale di età classica, anche quattro frammenti di impasto riconducibili alla facies di Capo Graziano. Il terzo canale, databile tra il IV e il III sec. a.C. aveva invece la funzione di far defluire le acque dalla zona delle stufe. Al suo interno, insieme a ceramica classica, furono recuperati anche dei frammenti di impasto, riconducibili anch’essi alla facies di Capo Graziano. Frammenti ceramici della stessa facies furono raccolti anche in corrispondenza del drenaggio originario della tholos, sotto lo stipite occidentale della porta. Al di sotto del canale venne intercettato uno strato rossiccio sul quale si basano le fondazioni della tholos e nel quale vennero raccolti pochi frammenti, tutti in impasto. All’interno della tholos, al di sotto delle installazioni più recenti, emerse una massicciata probabilmente da mettere in relazione al fondo della vasca descritta dallo Houel. Fra questi massi era una terra rossiccia che restituì molti frammenti della facies di Capo Graziano.

Le caratteristiche architettoniche, che richiamano le tholoi funerarie della Grecia micenea, e il ritrovamento di frammenti ascrivibili alla facies di Capo Graziano negli strati dove insistono le fondazioni e le prime opere di canalizzazione della struttura, hanno spinto a una sua datazione alla età del Bronzo. Sono soprattutto le considerazioni di carattere stratigrafico a supportare tale ipotesi. Come giustamente notano L. Bernabò Brea e M. Cavalier, l’assenza, negli strati profondi dove è stata recuperata la ceramica dell’età del Bronzo, di reperti di altri periodi, pure abbondanti negli altri strati scavati all’interno e all’esterno della tholos, indica come al momento della sua edificazione non ci fossero, nell’area, elementi recenziori che assai difficilmente non sarebbero stati rideposti nei livelli coerenti col momento dell’impianto della struttura.

Materiali

Il materiale archeologico relativo alla preistoria è tutto ascrivibile alla facies di Capo Graziano.

Obiettivi e azioni del progetto

L’indagine è volta allo studio tecnologico e crono-tipologico del materiale al fine di precisare meglio gli aspetti cronologici del sito.

Bibliografia

Bernabò Brea L., Cavalier M., P. Belli 1990, La tholos termale di San Calogero nell’isola di Lipari, in Studi Micenei ed Egeo Anatolici, XXVIII, pp. 7-84.