Posizione geografica
37°33’28” N 14°56’46” E(vedi su Google Maps). Il sito si trova all’interno di una tenuta di proprietà della famiglia Borghese, in un contesto di bassa collina a circa 300 m slm. Esso dista quasi 4 km in linea d’aria dal centro abitato di Paternò e a poco più di 3 km da quello di Belpasso. Non è lontano dal corso del fiume Simeto (circa 6,5 km).
Definizione e tipologia
Il sito è stato frequentato tra la fine del neolitico (4200-3800 a.C.), la fine dell’età del Rame (2500-2200 a.C.) e la fine dell’antica età del Bronzo (1700-1450 a.C.). Durante i tre periodi esso è stato la sede di insediamenti.
Ambiente
Il sito si estende su un campo lavico di formazione piuttosto antica (tra 60.000 e 15.000 anni da oggi), durante la fase del cosiddetto cratere Ellittico. Posto a circa 300 m slm, l’antichità della colata garantiva terreni sufficientemente profondi e fertili, adatti per l’attività agricola. Verso sud, inoltre, sono presenti ampi giacimenti sedimentari e di argilla, compresi tra la distesa lavica, per altro interessata anche da colate più recenti che fortunatamente hanno risparmiato il nostro sito, e il fiume Simeto, allora probabilmente navigabile, che costituiva un utile via di collegamento con la costa e con il versante orientale del Vulcano.
Cronologia
Il sito è stato frequentato tra la fine del neolitico (4200-3800 a.C.), la fine dell’età del Rame (2500-2200 a.C.) e la fine dell’antica età del Bronzo (1700-1450 a.C.). Durante i tre periodi esso è stato la sede di insediamenti.
Storia delle ricerche
L’area compresa tra Belpasso e Paternò, all’interno della quale si trova la contrada di Valcorrente, è nota, nella letteratura archeologica, per le scoperte da parte di Corrado Cafici dei siti neolitici di Tre Fontane e di Marmo, nel territorio di Paternò, e di Fontana di Pepe, in quello di Belpasso, quest’ultimo non lontano dal sito indagato da noi. Questa zona è stata anche oggetto di ricerche negli ultimi decenni soprattutto nei territori di Paternò, dove sono stati indagati i siti di Poggio Monaco, di S. Marco e della Collina Storica, in entrambi i casi con una continuità di vita dal neolitico medio-tardo al Bronzo Recente.
Raccolte di superficie nel sito di Valcorrente erano state condotte da Venerando Bruno nel corso degli anni ‘80 del secolo scorso, oggi confluiti nelle collezioni del locale Museo archeologico e antropologico di Belpasso, dedicato allo studioso. I reperti, provenienti dall’area del nostro territorio, coprono un arco cronologico compreso tra il neolitico e la media età del Bronzo. Nel 2013 sono state condotte, coordinate dalla Soprintendenza, delle prospezioni nel territorio di Valcorrente, che hanno messo in evidenza l’esistenza di probabili siti nell’area, probabilmente in relazione gli uni con gli altri.
Un piccolo saggio di verifica è stato eseguito nel sito nel 2005 da parte della soprintendenza di Catania.
Fruibilità e conservazione
Le evidenze preistoriche si trovano in proprietà privata e sono state interrate. Pertanto non sono fruibili. I materiali sono conservati nei magazzini della Soprintendenza di Catania. Una selezione è esposta nel Museo civico etno-antropologico di Belpasso.
Breve descrizione
La fase più recente è dell’antica età del Bronzo, all’interno della quale si possono distinguere due fasi: la prima è riferibile al momento più antico del Bronzo Antico (2300-1750 a.C.); la seconda a quello più recente (1750-1450 a.C.). Nei tre saggi aperti nel corso delle diverse campagne di scavo sono state messe in luce i resti di grandi strutture circolari, costituite da blocchi alternati a pietre di medie dimensioni; hanno pressappoco il medesimo diametro (12-13 m) e probabilmente privi di copertura.
Nello spazio interno dovevano svolgersi attività quotidiane come la scheggiatura e la lavorazione della pietra (soprattutto della quarzite), la lavorazione della ceramica e la preparazione di cibo. Nell’area interna del Recinto 3 sono state raccolte alcune fuseruole e i frammenti di almeno due corni fittili. A queste fasi si datano anche diverse strutture di combustione, soprattutto forni con copertura in argilla e piastre di cottura, pure in argilla.
Durante la fine dell’età del Rame l’organizzazione dell’insediamento sembra essere caratterizzata da capanne a pianta circolare, di piccole dimensioni, alternate ad aree lasciate libere da strutture per le attività produttive.
Nel corso della fase finale del Neolitico l’insediamento doveva presentare una struttura simile, con la presenza di strutture circolari di piccole dimensioni e probabilmente anche di spazi aperti per le attività quotidiane della comunità. Purtroppo la nostra conoscenza anche di questo periodo è limitata a pochi saggi di approfondimento nelle aree libere dalle strutture più recenti.
Descrizione analitica
Lo scavo estensivo dell’area di Valcorrente ha messo in evidenza una frequentazione che si distribuisce in tre periodi: la fine del Neolitico, la fine dell’età del Rame e la transizione all’antica età del Bronzo; la fase matura e finale dell’antica età del Bronzo. Le fasi più recenti sono attestate solo sporadicamente, soprattutto nelle prospezioni di superficie eseguite nel territorio circostante l’insediamento. Il sito è collocato in un ambiente di bassa collina, a circa 300 metri sul livello del mare, che, nei diversi periodi della sua frequentazione è caratterizzato da macchie di querce e ulivi selvatici. Probabilmente anche la presenza tra i resti animali del cervo suggerisce la presenza di aree boschive nelle vicinanze. Nel corso delle quattro campagne di scavo, tra il 2012 e il 2015, sono stati aperti tre saggi, due ravvicinati, il terzo circa 80 m a est dei primi due. È probabile che le dimensioni dell’insediamento vadano ampliandosi nel corso delle tre fasi, raggiungendo la massima estensione nel corso dell’antica età del Bronzo. Nel corso del neolitico i resti di capanne sono assai pochi e sporadici, concentrati esclusivamente nel settore settentrionale del primo saggio. Si tratta di due capanne a pianta circolare o ovale, di piccole dimensioni (diametro massimo intorno ai 3 m), poste a breve distanza l’una dall’altra. I muri perimetrali erano formati da semplici allineamenti di pietre di medie dimensioni che dovevano costituire lo zoccolo su cui si impostava la copertura in materiale leggero, rami e argilla. Il ritrovamento nei livelli di distruzione di frammenti di contenitori, macine e altri strumenti per la trasformazione di prodotti agricoli, insieme ai cereali, suggerisce che l’agricoltura deve avere avuto un ruolo piuttosto importante nella sussistenza del gruppo. La sequenza stratigrafica degli altri due saggi ha messo in evidenza l’esistenza di livelli riferibili al Neolitico finale, privi tuttavia di strutture murarie.

Simile è la situazione dell’insediamento della fine dell’età del Rame, anche in questo caso con capanne circolari di piccole dimensioni poste a distanza ravvicinata, probabilmente con spazi aperti per attività produttive e di sussistenza, come indica la presenza di strumenti in pietra e di frammenti di contenitori di taglia grande e media. Anche da un punto di vista strutturale, le capanne riprendono le caratteristiche della fase precedente: zoccolo perimetrale in pietra e alzato e copertura di rami, coperti da argilla, di cui restano numerosi frammenti concotti nello strato di abbandono delle strutture.
Più complessa, dal punto di vista dell’organizzazione dello spazio, la situazione dell’insediamento dell’antica età del Bronzo. Sono state individuate due fasi, distinte sia stratigraficamente che tramite le datazioni C14, rispettivamente databili al 2200-1750 e 1750-1450 a.C.
Nei Saggi 1 e 2 sono presenti i resti di due grandi strutture a pianta circolare costituite da grandi blocchi alternati a pietre di medie dimensioni. Quelle meglio conservate hanno un’apertura orientata a nord-est e pressappoco il medesimo diametro (12-13 m). È probabile che esse non siano state costruite nello stesso momento, ma che la struttura del Saggio 1 sia stata costruita durante fase più antica, mentre quella del Saggio 2 all'inizio della più recente. Il ritrovamento all’interno del recinto 2/2013 di frammenti appartenenti a tazze dello stile di Rodì-Tindari-Vallelunga, del tutto assenti nei livelli più antichi pertinenti al recinto 1/2012 e la presenza di frammenti in qualche modo riportabili a questo stile nella seconda fase, conferma questa ipotesi.

Durante la fase più antica del BA, all'interno del recinto 1 fu realizzata una costruzione a pianta circolare formata da grandi blocchi posti su uno zoccolo di pietre di piccole dimensioni; essa aveva un'apertura a SO con due grandi blocchi ai lati e un ulteriore grande blocco come soglia; il pavimento era posto ad un livello più basso rispetto al piano esterno. All'interno il livello del pavimento è indicato approssimativamente dalla superficie su cui poggiavano le pietre del perimetro e dalla posizione della soglia. Su questa superficie, approssimativamente al centro dello spazio interno, giaceva un blocco grossolanamente quadrangolare sulla cui funzione non ci possiamo esprimere. Non furono trovati materiali, fatta eccezione per mezza coppa a superficie chiara con ansa a cestello sull'orlo, i cui frammenti erano sparsi sulla sommità del livello di crollo della struttura.

Le dimensioni (diam. massimo interno di ca. 2,50 m) hanno fatto escludere la funzione abitativa, anche se costruzioni di dimensioni analoghe dell'abitato di Torricella di Ramacca furono a suo tempo considerate capanne.
Sia durante la fase più antica, sia in quella più recente sono presenti, tra un recinto e l’altro, ampie aree libere da strutture, utilizzate come spazi comuni per attività di tipo quotidiano, come la scheggiatura e la lavorazione della pietra (soprattutto della quarzite) e la preparazione e la cottura, forse, di cibo. Esse erano caratterizzate da superfici di terra su cui erano evidenti tracce di carbone e frustuli di argilla rossastra. I frammenti che giacevano sopra queste superfici, per lo più pertinenti a contenitori di ceramica grossolana, anche di grandi dimensioni, erano in pessime condizioni di conservazione.
In particolare, nell'area a est del recinto 1 era una fossa di combustione coperta da uno strato di argilla concotta al cui interno erano ancora i resti di un ciocco combusto di oleastro. Ossa animali furono trovate in quantità significativa nell'area a nord del recinto.
Il Saggio 2 era a N del primo e anche qui è stato messo in luce un ampio tratto di muro curvilineo appartenente ad un recinto circolare con caratteristiche simili al primo. Anche questo presentava un'apertura a E. Il recinto chiudeva un'ampia area aperta nella quale furono raccolte alcune fuseruole, i frammenti di tre corni fittili, numerose macine e macinelli, frammenti di cucchiai in terracotta, frammenti di ceramica da fuoco, numerosi ritagli ceramici in forme geometriche (cerchi, semicerchi, triangoli, quadrati). Tra i frammenti ceramici molti erano di attingitoi dello stile di Rodì-Tindari-Vallelunga. La sovrapposizione di diversi piani d'uso della stessa fase e legati alle medesime strutture ha fatto pensare ad una possibile utilizzazione periodica di questi spazi.
A est del primo recinto sono stati messi in luce i resti di un secondo, circa dello stesso diametro e probabilmente con le medesime funzioni, ripetendo la situazione rilevata nel Saggio 1. Da un punto di vista cronologico, come abbiamo detto prima, questa seconda struttura appartiene alla fase più recente del BA, contemporanea alla seconda fase di vita del recinto 1.
Nel settore a NE del recinto 3 è presente una piccola struttura ovale (lungh. mass. 38 cm) formata da alcune pietre inzeppate con frammenti ceramici, sulla cui sommità era poggiata la metà inferiore di un corno fittile. Potremmo ipotizzare che si tratti di un apprestamento volontario a carattere votivo o rituale.
Ad una fase più antica del Bronzo Antico è riferibile una capanna, di cui si conserva ca. metà del perimetro, su cui il secondo recinto si era impostato. La capanna aveva il diametro di 5 m e aveva un muro di pietre di piccole dimensioni che doveva costituire lo zoccolo su cui si impostava l'alzato, del quale sono stati raccolti pochi resti di intonaco parietale.

Nella campagna di scavo del 2014 i lavori si sono concentrati soprattutto nella metà meridionale del Saggio 2, dove si è scesi al disotto dei livelli di fondazione del Recinto 3. In strati riferibili alla prima fase del Bronzo Antico sono state portate in luce alcuni forni coperti con una volta di argilla, probabilmente usati per la cottura del cibo.

È importante notare il cambiamento d'uso di quest'area nelle due fasi del Bronzo Antico.
Il saggio 3, come si è detto, fu aperto a 80 m a est dei primi due. In una superficie di circa 150 mq furono scavate numerose strutture relative al Bronzo Antico, apparentemente, sulla base dello stile dei non molti frammenti riconoscibili, del momento più antico di questa fase. L'interro era minimo e i livelli preistorici giacevano subito sotto il piano di campagna. Questo ha comportato naturalmente una cattiva conservazione delle strutture e la presenza di materiali recenti anche nei livelli preistorici. Inoltre l'area è stata anche frequentata in epoca medievale e moderna, con strutture provvisorie in materiale deperibile, che hanno tagliato le strutture più antiche (in blu nella pianta).
Il momento più recente è testimoniato da un allineamento circolare di pietre del diametro di poco più di un metro nella fascia settentrionale del saggio.
Nei livelli sottostanti sono stati individuati i resti di un grande recinto a pianta irregolarmente circolare del diametro di circa 13 m. A differenza dei recinti dei Saggi 1 e 2, realizzati con pietre di grandi dimensioni su uno zoccolo di pietre più piccole, questo recinto fu realizzato in pietrame di piccole e medie dimensioni, per uno spessore più ampio (fino ad 1 m). Un secondo ampio allineamento, questa volta di blocchi di dimensioni maggiori, alcuni posti di taglio, correva all'interno mantenendo lo stesso andamento del recinto maggiore ad una distanza media di quasi 1 m. Lo spazio tra i due muri era colmato sia da blocchi e piccole pietre, probabilmente cadute dai muri stessi, sia da strutture, come, sul lato settentrionale, un piano di argilla pressata o delle strutture semicircolari in parte ricavate nello spessore del recinto maggiore. Inoltre, almeno nella parte orientale, la superficie di tale spazio tra i due muri era ad un livello leggermente rialzato rispetto a quella dell'area centrale recinto.
Addossata al muro interno, nel settore est dello spazio interno, era una struttura a pianta ovale, orientata in senso NO-SE, formata da un perimetro di pietre poste di taglio, con un riempimento di pietrame su cui sono stati recuperati numerosi frammenti di grandi contenitori a superficie acroma. Il suo lato occidentale era bordato da una fila di piccole pietre poste di taglio. La funzione di questo apprestamento non ci è del tutto chiara: sembra essere una sorta di piattaforma, non dissimile dalle strutture circolari del Saggio 1.
Non lontana dalla piattaforma ovale era un piano di argilla pressata e molto compatta, assai spessa. Lungo i suoi margini erano delle solcature poco profonde. Accanto ad essa fu raccolta una cospicua quantità di frammenti ceramici. A sud era una grande area grossomodo circolare caratterizzata da numerosissimi frammenti di argilla concotta, che indicano la presenza di un forno. Altre strutture simili si trovavano a Nord, a ridosso del perimetro del recinto e a ovest (quest'ultima di dimensioni inferiori). L'abbondanza di ossa animali nelle vicinanze di tali strutture, insieme alle piattaforme di argilla ci porta a sostenere che si trattava di un complesso per la preparazione, cottura e forse anche consumo di cibo.
Bibliografia
Palio, Turco, Todaro 2020; Palio, Turco 2024.
